healing architecture

In America si parla già da anni di healing architecture, che si può tradurre liberamente in italiano come “architettura terapeutica”. Ma di cosa si tratta esattamente?

Una maggiore sensibilità riguardo all’esperienza ospedaliera degli utenti sta aprendo le strade a nuovi modi di reinventare gli spazi, specialmente all’interno delle strutture sanitarie.

Sempre più studi di architettura esplorano nuove strade per modellare queste aree e renderle a misura di paziente. Il design è diventato una vera e propria terapia, perché un ambiente accogliente e curato incide positivamente sul processo di guarigione dei ricoverati.

Gli ultimi progetti healthcare, specialmente negli Stati Uniti dove questa corrente avanza al galoppo, si stanno lasciando alle spalle alcuni concetti guida in voga in passato, come il “one-size-fits-all”. Si sposta l’attenzione, invece, su nuovi fattori come la luminosità delle stanze, i colori, le sale d’attesa e i componenti d’arredo. Sempre nell’ambito della healing architecture si sono fatti strada nuovi dogmi, come quello di dochitecture e hospitecture.

healing architecture

Diana Anderson, architetto sanitario e medico internista, racconta in un podcast per Healthcare Interior Design 2.0, come si stia evolvendo questa scuola. In particolare, la Anderson si sofferma sul termine dochitecture, da lei coniato. Con questo neologismo, la dottoressa indica una forma di architettura ibrida, studiata apposta per gli spazi ospedalieri, in cui si persegue l’obiettivo di costruire dei luoghi lontani dal vecchio modello “Hospital-type“. I dettami della dochitecture includono la realizzazione di stanze più confortevoli, funzionali ed esteticamente appaganti. Secondo i recenti studi, queste innovazioni nel design garantirebbero un giovamento ulteriore alla salute dei ricoverati.

Make it less hospital type.

Diana Andreson | Healthcare Interior Design 2.0

healing architecture

Anche l’architetto italiano Matteo Thun si è schierato con gli avanguardisti della healing architecture. Grazie a un ampio background nella progettazione di alberghi, Thun ha deciso di modellare il suo bagaglio culturale alberghiero mettendolo al servizio dei progetti sanitari. Infatti, negli ospedali, come negli hotel, il soggiorno dell’ospite deve essere il principio cardine verso il quale orientare le scelte architettoniche e di design. A questo proposito, Thun parla di Hospitecture, crasi formata dal latino hospes (ospite) e architecture, che pone il focus sui bisogni del paziente.

Un simbolo di questa corrente realizzato dallo studio Matteo Thun & Partners è il Waldhotel Health & Medical Excellence, sul lago di Lucerna, Svizzera,  in cui il lusso e l’ospitalità si intrecciano elegantemente per offrire al paziente un alto grado di comfort.

Si passa da un’idea di paziente ad un’idea di ospite […]. Non a caso dal termine latino hospes, derivano le parole hospitality e hospital.

Matteo Thun | Il Sole 24 ore

La healing architecture annovera molte opere finite e in corso d’opera sia in Europa che in America e mostra in quale direzione il mercato sanitario si stia evolvendo. L’healthcare sta sempre più convergendo nell’hospitality, dove il paziente non è più solo paziente, ma è un ospite che necessita di trovare un ambiente ideale e di gusto in cui prendersi cura di sé. Questi nuovi orientamenti possono rappresentare interessanti investimenti per le grandi firme dell’arredo Made In Italy.

 

Con l’obiettivo di favorire l’ingresso e l’accreditamento in questo segmento del settore hospitality americano in forte crescita, Lanari Associates attraverso Italian Contract 4 Hospitality Design organizza la partecipazione delle aziende italiane alla HealthCare Design Expo & Conference la cui prossima edizione si terrà a Nashville (TN) dal 6 al 10 novembre 2020.